Salvino Cavallaro – Viviamo in un’epoca in cui il giornalismo è cambiato nel suo modo di fare informazione. La riflessione su una professione come la nostra, ci induce a pensare quanto le tecnologie moderne di informazione siano sempre più attente alla velocità e quindi a una minore qualità. I social, poi, la fanno da padrona proprio per garantire l’immediatezza della notizia. Ma quante volte abbiamo scoperto che ciò che naviga così facilmente su web non corrisponde esattamente alla realtà? Per effetto dell’Art.7 del DPR 137/2012, dal primo gennaio 2014 noi giornalisti siamo stati chiamati all’obbligo della Formazione Professionale Continua (FCP) per adeguarci alla normativa che prevede l’aggiornamento per tutti gli iscritti all’Ordine Professionale. E così, attenti a quanto ci viene imposto dalla legge, abbiamo frequentato i corsi triennali di FCP. Tra i tanti temi che ci sono stati proposti per l’aggiornamento professionale, abbiamo seguito, tra gli altri, il corso riguardante “La Radio e il racconto delle migrazioni” che si è tenuto attraverso un collegamento streaming con Lampedusa, dal museo della Radio posto all’interno della Rai di Torino. Dobbiamo dire che l’argomento ci ha coinvolto particolarmente per l’attualità di una tematica profonda riguardante appunto l’informazione sul fenomeno dell’immigrazione e dei rifugiati. Un fenomeno di massa che coinvolge l’Europa e che la stessa UE si trova impreparata a risolvere per la molteplicità delle problematiche che mettono in evidenza le annose lacune di vera unione tra Stati gli Europei. Ma come si pone il servizio pubblico davanti al problema dei rifugiati? La Radio sembra il mezzo più immediato per un’informazione corretta. Già, la cara vecchia Radio che qualcuno, anche solo per un attimo, ha pensato che gli anni 2000 avrebbero segnato la sua fine. E invece non è così, visto che la televisione ha perso l’appeal di cui godeva negli anni ’90. Come dicevamo, Lampedusa è in questi giorni al centro dell’informazione, come simbolo di cosa deve essere oggi il servizio pubblico. Questa la motivazione che ha spinto la presidente della Rai Monica Maggioni, a spostare da Torino all’isola siciliana l’edizione dello storico Prix Italia in programma dal 30 settembre al 2 ottobre. “Lo scopo è di sensibilizzare i media di tutto il mondo sul problema dell’immigrazione, portando la loro attenzione sull’isola siciliana e non solo”. A parlare è il segretario generale del Prix Italia Vittorio Argento, il quale mette il punto sul focus inerente le nuove tecnologie per rendere l’informazione sempre più reale e coinvolgente. In tutto questo, c’è ancora un’altra rivoluzione giornalistica che si riflette nel sistema virtuale che è così appetibile da tanti giovani d’oggi. E’ un modo virtuale da farti immaginare la realtà di essere in una barca di migranti durante la traversata in mare e di viverne le paure, le angosce e le speranze di popoli che sfidano la morte per il concetto di libertà. E poi c’è lo smartphone come mezzo di comunicazione moderno, che ti permette di realizzare filmati e foto da trasmettere in tempo reale. Insomma, cambia il mondo dell’informazione che segue pari passo il fenomeno dell’immigrazione e degli sconvolgimenti politici e sociali del nostro tempo, che hanno bisogno di essere raccontati e portati a conoscenza in maniera corretta, veloce e significativa, a beneficio di una sensibilizzazione che deve portare nel tempo alla pur difficile soluzione del grave problema.
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